Il segno urbano - Paolo Pennisi

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Il segno urbano

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(estratto catalogo)

Il segno urbano

La Giudecca è un'isola a poche centinaia di metri da S. Marco, dalla Salute, dalle Zattere, i centri più celebrati e "bene" abitati di Venezia.

E' un quartiere con una sua storia atipica, inquietante, suggestiva e contraddittoria, con una storia fatta dì abbandono ed emarginazione; l'isola ventosa delle «foche», con i suoi conventi abbandonati, le carceri, le caserme, e insieme le chiese fastose, le abitazioni patrizie e padronali; è l'isola dai tradizionali cantieri, dalle poche strutture industriali oggi produttive a Venezia assieme ai vasti capannoni abbandonati che riempiono l'isola di inutili volumi vuoti; è il quartiere forse più povero dì strutture e spazi pubblici ed insieme il più ricco di icone verdi private; e l'isola dei grandi quartieri popolari e dalle ridotte zone di edilizia borghese dallo stile rimasticato, in questa isola appare in modo forse più evidente che in altre zone della città fa traccia di un segno urbano che trova il suo senso reale solo nel momento sociale, incidendo su dì esso e dallo stesso rimanendone condizionato.

Non ci sembra naturale portare a testimonianza della vita e della storia dell'isola la ricerca del particolare suggestivo, del segno tradizionale o meno. Sono piuttosto i segni del vivere, di abitudini e necessità quotidiane, la casa, la fabbrica, il convento, !e calli; soprattutto i quartieri, quelli popolari, luminosi di tradizioni antiche, e quelli senza alcuna storta nobile, fatti invece di vecchiezza antica o più recente, di case povere e screpolate, di abitazioni senza comodità, neppure le più semplici; il quartiere in cui la miseria è l'unica storia di sempre, accanto a quello più recente (ad un estremo dell'isola, fatto di casoni nati oltre ogni dimensione storica e urbanistica, slegati del tutto da! particolare tessuto di Venezia; il quartiere più desiderato e ambito da chi abita !e vecchie case dell'isola per la necessità di una stanza non umida, di un servizio igienico, trasformando e credendo bello (ma come condannare ciò?) quello che invece è solo un po' più comodo; ed il nucleo presuntuoso del quartiere benestante, nato dalla speculazione, con la stessa inesistenza estetica del quartiere popolare, ma senza giustificazioni, ìn questo caso.
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