
Menu principale:


Così da un lato, sempre più spesso i linguaggi adoperati ed «inventati» si etichettano come esperienze soggettive, più esattamente fenomeni extemporanei o di moda, in cui la necessità ultima del fruente non esiste più, sostituita invece dalla esaltazione che ne viene fatta dalla cultura ufficiale per prima, accettata dal capitale che trasforma, nel pieno rispetto della sua feroce logica di corruzione e di sfruttamento delle idee per un vantaggio economico, l'esigenza di verità quale dovrebbe essere la ricerca artistica, in una necessità economica.Dall'altro lato poi, si assiste (fenomeno questo più grave per le conseguenze che comporta) ad una trasformazione del prodotto artistico, che viene ad acquistare un suo valore obbiettivo sovrastante il creatore stesso, dando luogo al processo di alienazione anche nel campo dell'arte, quando per alienazione si intende incapacità di comunicare, di inserirsi nella struttura portante della società, di proporre creativamente e a «vantaggio di», piuttosto che limitarsi alla denuncia del negativo.
E' questa in sostanza della denuncia di ciò che è errato e della incapacità a proporre del nuovo la posizione più diffusa dell'artista impegnato nella civiltà contemporanea.
Accanto, il mercante crea, per il medesimo processo di trapasso di poteri, la figura del collezionista in sostituzione del fruitore inteso come struttura vitale della società. E la figura del collezionista perciò che, accettando la doppia mediazione e riconoscendo così la propria inferiorità sul piano della comprensione diretta, permette a tutto il sistema di affermarsi e consolidarsi, in un circolo chiuso in cui ognuno non può più fare a meno dell'altro.
Solo così sono spiegabili le differenze stilistiche delle diverse società storiche, solo così si spiegano le diverse necessità di linguaggi nei confronti delle società che hanno preceduto. Appare evidente che ogni mutamento stilistico e di linguaggio ha sempre corrisposto ad un mutamento sociale.