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Entrando in un castello si avverte aria inquieta, scricchiolano i passi calpestati della stradina che arrampica, smuovono timore le pareti di pietre incastrate da secoli, le torri strapiombanti aggrappate al cielo, soprattutto le feritoie danno paura nel buco nero del nulla, le inferriate scheletriche affidate alla prigione del muro, sembra strano che non vi si vedano mani aggrappate, non si colga l'impressione in controluce di un prigioniero, una donna senza più destino, forse la inseguono per le sale del castello, è raggiunta, le scoprono il seno e l'afferrano da dietro, il mostro la penetra, mentre grida insensata la sua bocca digrigna un sorriso che so essere di piacere. Sarà capito tutto questo?
Tira vento fuori, il suo urlo prega chinato sulle pietre, respira a singhiozzi il frastuono tra gli alberi, scuote i rami e trapassa foglioline atterrite di emozioni, di inganni, di tinte delirate in giallo e verde ambra. Gli alberi... impalati, non conoscono la pazzia, sanno resistere alla follia dellincessante fremere dalle radici ai germogli, lassù in alto tra i rami sparpagliati, e le foglioline, sottilissimi fogli di pergamena trasparenti, invertebrate incertezze tremolanti, che il vento investe tremanti di erotismo, rabbioso le scuote le distacca a morte, d'inverno ne abbatte a migliaia, a grappoli, e prima nell'agonia dell'autunno ormai morenti e non perché sono impazzite. Solo in quel momento le viscere del tronco si quietano nel calore perduto, ecco la morte, per alcuni apparente, una finzione, per altri invece è la fine di tutto. "E' questo che atterrisce, morire di pazzia prima che l'altra morte ti copra d'immobilità e cominci a corrodere, non come adesso solo il cervello e le fantasie, ma le ossa la pelle la carne.
Attorno al castello strisciano disordinati i viali, si intrecciano divagando (Dio, non so più spiegarmi!), voglio dire che salgono uno dopo l'altro dal basso verso l'alto portando su il fardello dei passi degli uomini (non verso il cielo, non pensatelo nemmeno!), ma pestati sul terriccio e il fango della terra che arrampica in declivio, che monta in collina, e girano di tanto in tanto (i viali, si capisce, Dio!), ora nascosti dalle curve o dagli alberi, in prospettiva squinta la foresta, scenario informe nellagitazione del vento.